Martina Bonifazi Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica, Università Politecnica delle Marche, Ancona; SOD di Pneumologia, Dipartimento di Medicina Interna, Azienda Ospedali Riuniti, Ancona
Maria Cristina Paonessa Sezione Malattie dell’Apparato Respiratorio, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università Magna Grecia di Catanzaro, Catanzaro
Lina Zuccatosta SOD di Pneumologia, Dipartimento di Medicina Interna, Azienda Ospedali Riuniti, Ancona
Francesca Barbisan SOD di Anatomia Patologica, Dipartimento di Medicina Interna, Azienda Ospedali Riuniti, Ancona
Stefano Gasparini Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica, Università Politecnica delle Marche, Ancona; SOD di Pneumologia, Dipartimento di Medicina Interna, Azienda Ospedali Riuniti, Ancona
DOI: 10.36166/2531-4920-2016-31-73
L’introduzione di nuovi presidi farmacologici nella terapia della fibrosi polmonare idiopatica (Idiopathic Pulmonary Fibrosis, IPF) ha ulteriormente accresciuto l’importanza di una accurata diagnostica differenziale delle Pneumopatie Infiltrative Diffuse (PID). La diagnosi di IPF è un processo complesso che, in accordo alle più recenti Linee Guida, richiede una valutazione multidisciplinare del caso con il coinvolgimento dello pneumologo, del radiologo e del patologo. La biopsia polmonare chirurgica (Surgical Lung Biopsy, SLB), che è attualmente ancora considerata il gold standard nei casi in cui sia richiesta una valutazione istologica, è gravata da costi e da rischi non irrilevanti. Inoltre molti soggetti, in considerazione dello stadio avanzato di malattia e/o dell’età e/o della presenza di comorbilità non è candidabile per una procedura chirurgica. In questo contesto è stata di recente proposta la biopsia polmonare transbronchiale con criosonda (Transbronchial Lung Cryobiopsy, TBLC) come valida alternativa di campionamento, con risultati vantaggiosi in termini di rapporto rischio-efficacia. In questo lavoro riportiamo la nostra esperienza sulla TBLC impiegata nel percorso diagnostico delle PID, valutandone la resa diagnostica e la sicurezza in un campione di 50 pazienti. La resa diagnostica è stata globalmente dell’88% e gli eventi avversi sono stati limitati a pneumotorace in 10 pazienti e a modesto/moderato sanguinamento nella maggioranza dei casi, senza conseguenze cliniche rilevanti. I nostri dati, in accordo a quanto riportato in letteratura, confermano che la TBLC dovrebbe essere considerata come primo strumento di prelievo nei casi che richiedono una verifica istologica, riservando l’approccio chirurgico nell’eventualità che il tessuto ottenuto per via transbronchiale non sia dirimente.