Sabina Buoro UOC SMeL2 Analisi Chimico Cliniche Azienda Socio Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXIII, Bergamo
Paola Pezzati Regionale di Riferimento, SOD Sicurezza e Qualità AOU Careggi, Firenze
Pier Aldo Canessa Divisione di Pneumologia, Azienda Sanitaria Locale 5, La Spezia
Stefano Gasparini SOD Pneumologia, Università Politecnica delle Marche, Ancona
Gaetano Bernardi Laboratorio di Patologia Clinica e Genetica Medica, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano
Michela Seghezzi UOC SMeL2 Analisi Chimico Cliniche Azienda Socio Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXIII, Bergamo
Marcello Ciaccio Sezione di Biochimica Clinica e Medicina Molecolare Clinica, Dipartimento di Biopatologia e Biotecnologie Mediche, UOC e Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Università degli Studi di Palermo
Giuseppe Lippi Laboratorio di Chimica Clinica ed Ematologia, Ospedale Universitario di Verona
DOI: 10.36166/2531-4920-2018-33-04
Questo studio presenta i risultati preliminari del progetto del gruppo di lavoro intersocietario costituito dal Gruppo di Studio della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBioC) “Liquidi cavitari” e l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO). L’obiettivo del gruppo di lavoro è la definizione armonizzata e condivisa del percorso diagnostico basato sulla analisi del Liquido Pleurico (LP). Il progetto parte dalla ricognizione dello stato dell’arte, i cui risultati sono illustrati in questo articolo. La ricognizione, rivolta sia al personale operante in strutture di Medicina di Laboratorio e sia a clinici di Unità specializzate in Pneumologia, è stata condotta tra ottobre e dicembre 2016. È stato predisposto ed inviato online un questionario (21 quesiti) a tutti i soci di SIBioC e AIPO attraverso la piattaforma SurveyMonkey. All’iniziativa hanno partecipato 408 professionisti, di cui il 40,4% rappresentato da Specialisti di Medicina di Laboratorio, il 3,2% da Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico, il 49,3% da Specialisti in Pneumologia e il 7,1% da operatori che non hanno dichiarato la qualifica professionale. Rispetto alla fase pre-analitica emergono alcune criticità ad esempio per il “quesito clinico”; sembra evidente la mancanza di una modalità di comunicazione strutturata fra clinici e laboratoristi (il 76,3% dei laboratoristi dichiara di non avere accesso al quesito clinico, malgrado l’86,6% degli Pneumologi dichiari che il quesito è invece formulato e trasmesso). Inoltre solo una percentuale inferiore al 40% riporta l’uso di contenitori appropriati per la raccolta del campione. Per quanto riguarda la scelta delle analisi di base è evidente buon accordo sulla necessità di eseguire sempre l’esame macroscopico del liquido, il pH, il dosaggio del glucosio, delle proteine totali e della Lattico Deidrogenasi (LDH) e l’esame citometrico; infine emerge l’importanza del calcolo dei rapporti di concentrazione tra LP e sangue venoso per le proteine totali e LDH. Nella gestione della fase analitica sono emersi come atteso i limiti nell’impiego di metodi verificati o validati, in particolare per il pH che solo nel 9,2% dei casi è determinato con il pHmetro. Il referto, in generale, appare carente e poco armonizzato. Nonostante le criticità emerse nel complesso, il sondaggio ha dato un feedback positivo; infatti ha messo in luce l’interesse su argomenti di nicchia come la gestione dell’LP stimolando la produzione di documenti condivisi fra clinica e laboratorio, attività proposta dal 30,7% dei partecipanti.