Ricordo del Prof. Carlo Grassi (1926-2022)
Abstract
Il 4 Gennaio di questo anno il Prof. Carlo Grassi ci ha sommessamente lasciato con la discrezione che aveva caratterizzato la sua intera esistenza. Avevo incontrato l’ultima volta il Professore proprio il giorno del suo compleanno, il 20 Ottobre 2021, a pranzo, con comuni amici di Milano oltre che con mia moglie. Nell’occasione il Professore ci aveva, come sempre, deliziato con la sua inimitabile ironia che anche quella volta aveva innervato i vari temi oggetto della conversazione. Avevamo potuto così apprezzare lo stile semplice ed elegante con cui eravamo stati condotti per mano lungo l’intero percorso che aveva caratterizzato lo sviluppo della nostra Disciplina. Purtroppo quel giorno avevamo potuto anche constatare che il pur breve tratto che separava il parcheggio dall’ingresso del ristorante era stato percorso dal Professore con estrema fatica per il grave affanno che compariva anche dopo sforzi modesti. La situazione avrebbe potuto essere anche imbarazzante se a viverla non fosse stato il Prof. Grassi che, perfettamente conscio di quanto la condizione sottostante potesse essere gravosa, aveva fatto in modo che il gruppo ne fosse coinvolto solo in minima parte.
Articolo
Il 4 Gennaio di questo anno il Prof. Carlo Grassi ci ha sommessamente lasciato con la discrezione che aveva caratterizzato la sua intera esistenza.
Avevo incontrato l’ultima volta il Professore proprio il giorno del suo compleanno, il 20 Ottobre 2021, a pranzo, con comuni amici di Milano oltre che con mia moglie. Nell’occasione il Professore ci aveva, come sempre, deliziato con la sua inimitabile ironia che anche quella volta aveva innervato i vari temi oggetto della conversazione. Avevamo potuto così apprezzare lo stile semplice ed elegante con cui eravamo stati condotti per mano lungo l’intero percorso che aveva caratterizzato lo sviluppo della nostra Disciplina.
Purtroppo quel giorno avevamo potuto anche constatare che il pur breve tratto che separava il parcheggio dall’ingresso del ristorante era stato percorso dal Professore con estrema fatica per il grave affanno che compariva anche dopo sforzi modesti. La situazione avrebbe potuto essere anche imbarazzante se a viverla non fosse stato il Prof. Grassi che, perfettamente conscio di quanto la condizione sottostante potesse essere gravosa, aveva fatto in modo che il gruppo ne fosse coinvolto solo in minima parte.
Ho voluto iniziare con queste note personali perché contribuiscono, sia pure marginalmente, a delineare la figura del Professore, soprattutto per chi non lo abbia conosciuto, in quanto prima ancora della lettura di un curriculum di estremo prestigio vale la pena di ricordare gli aspetti umani che avevano fatto del Prof. Grassi una persona veramente unica per il suo grande valore. La sua disponibilità nei confronti di chiunque è sempre stata di grande evidenza e pur di venire in aiuto di chi ne avesse bisogno, non necessariamente malati, a volte il Professore si era esposto personalmente nell’intento di sostenere coloro che fossero ricorsi a lui anche semplicemente per un consiglio o un suggerimento. Molti anni or sono avevo avuto modo di seguire l’andamento della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio all’interno della Clinica di Pavia, tra l’altro raccoglievo e filtravo le varie richieste di ammissione. Ricordo che le regole non erano quelle degli attuali concorsi, ma ogni Scuola aveva a disposizione un numero piuttosto ampio di posti a cui spesso, dietro concessione della Università, se ne potevano aggiungere altri in sovrannumero. Al momento di sottoporre l’elenco al Professore ricordo che tra i primi criteri che prendeva in considerazione, non figuravano i meriti scientifici o eventuali pubblicazioni, che pure in sede di valutazione finale, avrebbero trovato un giusto riscontro, ma piuttosto il peso che un titolo di Specializzazione avrebbe potuto avere nella vita di chi presentava la domanda. Ancora una volta quindi l’aspetto umano entrava nella costruzione di un profilo di cui si sarebbe tenuto conto.
Chiunque poteva ricorrere a un suo parere e chiunque veniva liberalmente ricevuto nel suo studio ed era molto bello vedere come nel corso del colloquio i rapporti viravano rapidamente dalla formalità, soprattutto da parte dell’interlocutore, alla cordialità fino a colmare lo spazio racchiuso tra la simpatia e una franca empatia. Naturalmente tutto ciò ha contribuito a creare una vastissima rete di rapporti improntati a grande cordialità sia in Italia, sia all’estero in funzione della fama conseguita dal Prof. Grassi per i suoi importanti meriti scientifici a cui si accennerà tra breve. È quindi facile comprendere che il perfetto equilibrio tra cultura e umanità abbia fatto del Professore un personaggio di indubitabile valore che ha dato lustro a eventi di ogni genere.
Il curriculum dal Prof. Grassi si potrebbe con giusta ragione definire “sterminato” ma proprio il diretto interessato ha sempre tenuto molto a che si riferissero solo le tappe fondamentali del suo percorso di vita e di lavoro.
Assecondando il suo desiderio si può pertanto ricordare che il Prof. Grassi si è laureato con lode a Milano seguendo ricerche dapprima di ordine farmacologico sotto il magistero del Prof. Emilio Trabucchi, e successivamente in ambito tisiologico sotto la direzione del Prof. Giuseppe Daddi. Questo primo periodo si concluse con il conseguimento delle Libere Docenze in Farmacologia e Tisiologia.
In veste di Tisiologo ha diretto l’Istituto di Malattie dell’Apparato Respiratorio della Università di Sassari oltre che la relativa Scuola di Specializzazione (1962-1969), passando successivamente a dirigere la Clinica della Università di Pavia (1968-1998) dove attivò dapprima la Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio e, successivamente, quella di Fisiopatologia e Fisiochinesiterapia respiratoria, prima in Italia.
Tra i numerosi riconoscimenti spiccano: la Laurea “honoris causa” in Medicina presso l’Università di Tolosa, il titolo di Honorary Fellow del Royal College of Physicians conferitogli ad Edimburgo, la medaglia d’oro Carlo Forlanini assegnatagli dalla Federazione italiana contro la Tubercolosi, il Premio Morelli dell’Accademia dei Lincei per le sue ricerche in campo pneumologico, il Premio Ganassini per la Medicina e a tutto ciò è doveroso aggiungere che il Prof. Grassi è stato membro fondatore dell’International working group on Mycobacterial Taxonomy nel 1966.
È pertanto da considerarsi del tutto naturale il fatto che il Prof. Grassi abbia rivestito in vari momenti della sua vita accademica cariche apicali di altissimo livello. È stato infatti Presidente delle Società Internazionale e di quella Italiana di Chemioterapia di cui ha svolto il ruolo anche di Presidente onorario. Il Professore è stato anche Presidente della Società Italiana di Pneumologia così come della Federazione Italiana contro la Tubercolosi e le Malattie sociali, divenendone successivamente Presidente onorario. Analogamente è stato Presidente della Società Italiana di Aerosol in Medicina, di cui fu poi nominato Presidente onorario e fu Presidente della Mediterranean Thoracic Society, di cui rivestì anche il ruolo di Presidente onorario ed esercitò anche il ruolo di Presidente della Società Italiana per la verifica e lo sviluppo dei farmaci post- registrazione.
Ultimamente il Prof. Grassi è stato proclamato alla unanimità Presidente Onorario di STOP-TB Italia. Di ciò il Professore fu molto contento, riconoscendosi pienamente negli scopi e nelle attività di questa Associazione.
A conclusione di questo breve excursus, oltre che per doverosa completezza, occorre aggiungere che il Prof. Grassi è stato Presidente onorario anche della Società Italiana di Medicina Respiratoria, della Società Italiana di terapia Antibiotica oltre che di AIMAR.
La lettura del suo curriculum ci fornisce una prima chiave interpretativa rappresentata dal fatto che il Prof. Grassi ha attraversato da protagonista l’intera storia della nostra Disciplina, dalla Tisiologia, quando gli strumenti terapeutici erano rappresentati dai primi antibiotici e chemioterapici, alla evoluzione verso la moderna Pneumologia da lui fortemente voluta e assecondata. Le radici farmacologiche della sua preparazione si fecero valere in alcune importanti occasioni che caratterizzarono la terapia della Tubercolosi. In un caso quando si cominciarono a sviluppare gli studi sulle resistenze ai farmaci antitubercolari e si rafforzò il concetto di polichemioterapia nella sua applicazione pratica. Una seconda occasione riguardò lo sviluppo degli studi sul meccanismo d’azione dei farmaci antimicobatterici che fungevano da supporto al concetto di “Terapia breve” che il Professore fece proprio e non mancò di raccomandare a noi, allora giovani collaboratori, tanto che il nostro centro fu uno dei primi in Italia a perseguire in modo brillante e di piena soddisfazione queste indicazioni. È corretto riportare che a sostegno di queste decisioni vi era stato nel frattempo l’avvento della Rifampicina, vera colonna portante dei nuovi schemi di trattamento, ma non solo: all’interno della Clinica era stato istituito in quegli stessi anni il laboratorio di Chemioterapia diretto dalla Prof.ssa Giuliana Gialdroni Grassi, consorte del Professore. In quel laboratorio si cominciarono a testare antibiotici e chemioterapici sia quelli antitubercolari, sia quelli attivi nei confronti di forme aspecifiche. La Prof.ssa Gialdroni Grassi, titolare della Cattedra di Chemioterapia, era coadiuvata da un gruppo di giovani e brillanti collaboratrici e collaboratori, che Ella stessa aveva provveduto a formare, ma anche da alcuni ricercatori già affermati come il Prof. Acocella il quale sviluppò una interessante metodologia che consentì di individuare importantissimi elementi utili a definire i più intimi meccanismi d’azione dei farmaci antitubercolari, tanto da meglio comprendere e interpretare i principi della “Terapia breve”. La Prof.ssa Gialdroni Grassi cominciò a lavorare in modo assai proficuo in quei primi anni ’70 del secolo scorso e la sua figura rappresentò un vero e proprio valore aggiunto, non solo per lo sviluppo della Clinica, ma anche per tutti noi che spesso ci rivolgevamo a lei per suggerimenti e consigli. La Prof.ssa Gialdroni Grassi, per tutti noi la “Signora”, era provvista di una preparazione molto solida nel ramo maturata attraverso importanti ricerche svolte in Italia e all’estero. A questo si aggiunga una infinita disponibilità ad ascoltare e a fornire i pareri più opportuni. Non si può quindi non concordare con un’affermazione del Professore secondo la quale egli stesso non avrebbe potuto raggiungere i suoi inimitabili traguardi senza l’apporto fondamentale della “Signora”.
Il Professore e la “Signora” avevano già dagli anni successivi alla laurea sviluppato intensi rapporti di collaborazione corroborati dai legami famigliari, soprattutto nel campo della farmacologia degli antibiotici e dei chemioterapici e a questo proposito è giusto ricordare che anche i primi pionieristici tentativi di polichemioterapia antitumorale furono condotti nella nostra Clinica su indicazione di entrambi. Come si sa i tempi non erano ancora maturi per sperare in un successo derivante da queste soluzioni non chirurgiche, ma per tutti noi si trattò di un’ulteriore forma di arricchimento culturale.
Naturalmente accanto a temi di ricerca specifici venivano considerati i termini di gestione ordinaria e pratica delle Clinica e anche questa volta il Professore manifestò una notevole lungimiranza concedendo il giusto spazio a collaboratori anziani già presenti in Clinica prima del suo arrivo, sfruttandone l’enorme competenza, anche nel campo di Chirurgia Toracica, fondamentale per la diagnosi e la cura dei malati. La loro esperienza fu di enorme importanza per iniziare noi giovani di allora alla pratica clinica e strumentale su casi clinici che per noi rappresentavano interessanti novità, sia per le loro peculiari espressioni cliniche che richiedevano i giusti approcci diagnostici, sia per la necessità di ricorrere a soluzioni terapeutiche adeguate. Si era così venuto a creare un corretto equilibrio tra generazioni differenti e mi sento di affermare che quelle più giovani abbiano fornito uno stimolo opportuno nei confronti di chi, più anziano, aveva ancora molto da dare.
L’assetto di una clinica universitaria trae la propria linfa non solo dalla operatività al letto dell’ammalato cui possono conseguire successi anche brillanti, ma occorre che si sviluppino al suo interno filoni peculiari di ricerca che ne connotino il profilo. Ancora una volta il ruolo del Prof. Grassi si rivelò molto felice in quanto privo di ogni forma di autoritarismo, ma al contempo presente come stimolo nei confronti di quei suoi collaboratori che avessero manifestato interessi specifici. È stato così che molti di noi intrapresero percorsi propri sui quali il Professore esercitava solo una discreta sorveglianza a cui era facile aderire anche per poter ottenere indirizzi o utili consigli. Ciò avveniva in particolare quando si decideva di presentare i risultati di queste indagini a un congresso nazionale o internazionale o quando si decideva di pubblicare i dati che fossero scaturiti da queste ricerche. Si deve dire che in questi casi il Professore intensificava il suo rapporto di vicinanza e di controllo in misura solo appena più pressante che consentiva di usufruire utilmente del suo ruolo. Credo che possa esemplificare meglio di altro il ricordo di un episodio che consentì non solo il felice raggiungimento di un importante risultato, ma permise al sottoscritto e all’amico Ciro Rampulla di visitare Tokyo in occasione di un importante congresso di Farmacologia Clinica. Accadde che circa un mese prima dell’inizio dei lavori il Professore fosse stato improvvisamente piantato in asso da un suo Collega, Professore di Farmacologia Clinica in una importante Università Italiana. Il Prof. Grassi quella volta andò su tutte le furie perché si era fatto garante della partecipazione di questo suo collega su un tema che altri non avrebbero trattato. Avendo assistito casualmente alla telefonata che delineava questo episodio e avendo colto le sgomento del Professore, mi permisi di avanzare timidamente la nostra candidatura all’allestimento del lavoro. Sorprendentemente il Professore accettò e da quel momento cominciò un periodo di studio e lavoro “matto e disperato” che ci impegnò di notte e di giorno, finché potei consegnare una prima bozza per una necessaria supervisione. Dopo un paio di giorni fui chiamato in direzione e il Professore approvò il lavoro dicendo “In inglese verrà ancora meglio, ma passi da mia moglie per una ulteriore valutazione”. Così fu e si realizzò una perfetta sintesi di pareri finalizzati alla realizzazione di una valida presentazione che infatti riscosse un ottimo successo in sede congressuale. Ho riferito questo episodio del tutto personale perché credo che possa rispecchiare nel modo migliore l’atmosfera che permeava la vita in una Clinica che progressivamente acquisiva risalto anche in sede internazionale sotto la sapiente regia del Prof. Grassi.
La partecipazione a eventi internazionali non solo da parte del Professore, ma anche dei suoi più giovani collaboratori sottolineava in modo concreto il passaggio ormai evidente dalla Tisiologia tradizionale alla Pneumologia connotata da un respiro sempre più ampio e orientata a inglobare felicemente tutte le variabili che sotto l’aspetto culturale sostenevano questa nuova disciplina in via di affermazione in Italia e nel Mondo. La semplice rilettura delle note curricolari del Professore consente di cogliere con immediatezza il ruolo da lui giocato nell’assecondare questo processo che da tempo aveva giudicato come irreversibile. Con molto acume il Professore cercava e trovava alleati tra i Colleghi di varie Università in Italia e fuori dal nostro Paese che potessero contribuire alla crescita del comune progetto pneumologico.
Deve essere sottolineato come sia in questa fase di consolidamento della nuova Disciplina, sia successivamente, non vi fu mai da parte sua un abbandono dei riferimenti alla Tisiologia che veniva sempre considerata come la madre da non disconoscere. Proprio a partire da quegli anni il Professore cominciò a essere chiamato da più sedi affinché la sua presenza potesse dare opportuno lustro alle varie iniziative. Anche in questi casi la sua generosa presenza era data per scontata a meno che si fossero verificate ineludibili sovrapposizioni e allora qualcuno di noi avrebbe dovuto rappresentarlo al meglio. Il Professore partiva sempre dal principio secondo il quale chiunque fosse chiamato a partecipare a un evento all’interno del quale dovesse svolgere un ruolo dovesse sentire il dovere di fornire il proprio contributo in modo generoso mettendo a disposizione degli organizzatori tutto quanto venisse da loro richiesto. Si instaurava così un rapporto di collaborazione oltre che di stima e questo atteggiamento caratterizzò il comportamento del Professore fino all’ultimo. Le rinunce furono assai poche e nell’ultimo periodo furono dettate dal progressivo affievolimento delle sue condizioni, ma comunque, anche in questi casi, se opportunamente assistito sul piano informatico, interveniva in modo attivo apportando importanti contributi alla discussione. Proprio la discussione lo attraeva moltissimo e in questi ultimi anni il suo ruolo era diventato prezioso per la sapienza con cui sapeva fondere l’aneddotica risalente magari a molti anni prima con le nozioni più recenti con le quali poteva magari non trovarsi d’accordo. Naturalmente non sempre riportava aneddoti o episodi personali, ma, spesso, riferiva tratti di importanti ricerche che avevano contribuito a costruire la storia della Medicina, non solo della Pneumologia. Da queste note ben si comprende come il Professore si tenesse sempre aggiornato su vari temi e come fosse molto abile a coniugare tra loro esperienze pregresse con quanto fosse emerso dalla Letteratura più recente.
Nonostante la brevità di questo contributo credo che ben si comprenda come la figura del Prof. Grassi sia stata quella di un vero Maestro anche se la sua ritrosia abbia sempre rifiutato questo appellativo che credo invece gli si adatti perfettamente. Questa scelta minimalista si estendeva anche ai suoi collaboratori. Mai infatti il Professore accettò di rivolgersi a coloro che avessero collaborato con lui con l’appellativo di Allievo.
L’estremo rispetto che il Professore ha sempre coltivato nei confronti di chiunque, gli ha imposto di non considerare nessuno in qualche modo come suo sottoposto. Da questo punto di vista si è sempre espresso con il termine di “Collaboratori” o, più avanti, come” Colleghi”.
La figura luminosa del Prof. Grassi, il suo rapporto espansivo e cordiale nei confronti di chiunque, la sua completa e generosa disponibilità e soprattutto il ruolo determinante esercitato nell’ambito delle Malattie dell’Apparato Respiratorio rendono necessario un affettuoso sgarbo nei suoi confronti additandolo a tutti gli Pneumologi come un Maestro che tanto ha dato a tutti oltre che alla Disciplina che amava.
Affiliazioni
Licenza
Questo lavoro è fornito con la licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Copyright
© Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – Italian Thoracic Society (AIPO – ITS) , 2022
Come citare
- Abstract visualizzazioni - 340 volte
- PDF downloaded - 268 volte