La riabilitazione respiratoria nel paziente COVID-19 critico post-acuto
Abstract
La riabilitazione respiratoria effettuata nei reparti con esperienza nello svezzamento dalla ventilazione, può avere un ruolo significativo nella gestione del paziente critico post acuto affetto da COVID-19 e dipendenza prolungata dalla ventilazione meccanica invasiva. Nonostante un gravissimo danno funzionale, questi pazienti mostrano un recupero della autonomia respiratoria e della capacità di esercizio fisico più significativa e rapida rispetto a soggetti sottoposti a riabilitazione dopo un ricovero in Terapia Intensiva per problematiche respiratorie non COVID.
Inquadramento
Scopo di questa pneumopillola è quello di sottolineare ancora una volta il ruolo centrale della Riabilitazione Respiratoria nella gestione del paziente con insufficienza respiratoria secondaria a polmonite interstiziale SARS-CoV-2 positiva e l’efficacia dei trattamenti nello svezzamento del paziente critico post acuto e dipendenza prolungata dalla ventilazione meccanica invasiva.
Contenuto
Tra i pazienti ricoverati per polmonite da SARS-CoV-2, secondo i dati dell’International Severe Acute Respiratory and Emerging Infections Consortium (ISARIC), circa il 20% ha probabilità di ricevere una terapia di supporto respiratorio non invasivo come la pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP) o la ventilazione non invasiva a due livelli (NIV) o le cannule nasali ad alto flusso (HFNC) 1.
Dei pazienti che invece sviluppano una acute respiratory distress syndrome (ARDS), il 42% viene sottoposto a ventilazione meccanica invasiva (VMI) prolungata per via orotracheale che esita spesso nella tracheostomia (circa il 13% dei pazienti ricoverati per COVID-19) 2,3 con conseguente grave deterioramento delle condizioni cliniche generali e prolungato ricovero ospedaliero.
Nei pazienti ospedalizzati per forme gravi di SARS-CoV-2, il recupero delle abilità precedenti l’evento acuto è complicato da numerosi fattori che concorrono soprattutto nel ridurre il trasporto periferico dell’ossigeno, tra questi ci sono: l’infiammazione sistemica, la ventilazione meccanica e l’allettamento prolungato, le alterazioni neurologiche periferiche causate dall’uso di corticosteroidi e farmaci sedativi, la grave compromissione dello stato nutrizionale 4 e secondo i primi studi clinici la somministrazione prolungata di ossigeno a elevati livelli di FiO2 quale responsabile di un peggioramento del danno alveolare ed endoteliale oltre che di una alterazione della risposta immunitaria e dello sviluppo di fibrosi polmonare 5.
In questo contesto, il ruolo della Riabilitazione Respiratoria è divenuto subito centrale e sin dalle prime settimane gli pneumologi hanno dovuto sviluppare delle linee di consenso 6 nel tentativo di omogeneizzare le prestazioni erogate e migliorare gli outcome principali (endotracheal intubation sparing, weaning dalla VMI e sopravvivenza). Si è reso pertanto necessario organizzare dei percorsi di dimissione precoce dalle ICU verso dei setting ad elevate competenze pneumologiche e riabilitative per garantire un rapido turnover sugli esigui posti letto disponibili nei reparti ad alta intensità di cura.
I reparti di riabilitazione respiratoria sono diventati reparti ad intensità di cura intermedia in grado di ricevere, come nel caso della prima ondata, pazienti ancora positivi e appena tracheostomizzati, emodinamicamente instabili e severamente decondizionati. I trattamenti sono stati eseguiti preferibilmente al letto del paziente e in maniera più “rudimentale di quanto non fosse consuetudine”. Le attività nelle palestre e negli spazi comuni sono state vietate 7.
Il protocollo di riabilitazione del paziente respiratorio COVID critico post acuto adottato nel nostro reparto prevede:
- ottimizzazione della terapia farmacologica finalizzata alla rapida stabilizzazione emodinamica e al controllo delle infezioni;
- graduale sospensione del supporto di ossigeno e svezzamento dalla ventilazione meccanica invasiva effettuato aumentando gradualmente i tempi di deconnessione dalla macchina e/o riducendone le pressioni di supporto;
- mobilizzazione passiva al letto del paziente finalizzata alla prevenzione delle lesioni da decubito ed al rinforzo muscolare;
- valutazione delle funzioni deglutitorie mediante lo studio della tosse e della disfagia;
- disallettamento con graduale introduzione di esercizi attivi di rinforzo muscolare preferibilmente a bassa intensità (< 3 MET);
- riallenamento allo sforzo fisico mediante attività di tipo aerobico su cyclette, treadmill o cicloergometro a manovella e di rinforzo muscolare mediante attività anaerobica di tipo isometrico con o senza attrezzatura;
- valutazione delle vie aeree e rimozione della cannula tracheostomica;
- valutazione delle disabilità residue mediante l’esecuzione delle prove di funzionalità respiratoria ove possibile (spirometria globale con diffusione alveolo capillare del CO, test da sforzo cardiopolmonare, test del cammino di 6 minuti) e dello studio ecocardiografico;
- valutazione dell’assetto nutrizionale;
- presa in carico del paziente che andrà seguito a lungo termine anche dopo la dimissione.
Dal marzo 2020 al febbraio 2021 il nostro reparto di riabilitazione respiratoria e weaning center dell’AUSL – IRCCS di Reggio Emilia, ha accolto 51 pazienti portatori di cannula tracheostomica (di cui 28 in ventilazione meccanica) di età media pari a 66 anni (range: 23-81) ad alta complessità riabilitativa direttamente provenienti dalle ICU provinciali e dalla semintensiva Pneumologica aziendale. Tre pazienti sono deceduti nel corso della degenza (5,8%) due prima di iniziare lo svezzamento e uno dopo la decannulazione. Sono stati impostati protocolli di riabilitazione finalizzati al disallettamento precoce, alla disostruzione bronchiale mediante terapia con EZpap e/o PEP-bottiglia, al rinforzo della muscolatura periferica dei quattro arti e del tronco sia passiva al letto del paziente che attiva in palestra su cicloergometro ed ergometro a manovella. L’attività di riabilitazione è stata condotta da terapiste della respirazione già formate che ci hanno permesso di svezzare dalla ventilazione 26 pazienti in un tempo medio di 19 giorni (range 1-87) e decannularne 41 (80%) in un tempo medio di 36 giorni (range: 4-113) 8.
Dopo il trattamento riabilitativo, sono migliorati tutti gli outcomes secondari (ingresso vs dimissione): ADL (attività di vita quotidiana) 0,44 (0-6) vs 3,42 (0-6), BIM (indice di Barthel modificato) 6,7 (0-96) vs 51,2 (0-100), RCS (Rehabilitation Complexity Scale - strumento di valutazione della complessità clinica) 15,7 (7-18) vs 5,8 (1-16), media (intervallo), p < 0,01 per tutti i confronti (test t per dati appaiati), dimostrando come le Unità di riabilitazione polmonare con esperienza nello svezzamento dalla ventilazione meccanica invasiva possano avere un ruolo significativo nella gestione di pazienti COVID-19 e dipendenza prolungata dalla stessa 8,9 (Fig. 1).
In nostri dati sono in accordo con le indicazioni della ERS/ATS Coordinated International Task Force 10 che raccomandano una riabilitazione bedside precoce, da cominciare in fase acuta e che preceda degli interventi personalizzati che includano la rapida mobilizzazione e la clearance delle vie aeree.
Implicazioni applicative
Riassumendo, i principali messaggi chiave di questa pneumopillola sono:
- Il 5% delle forme moderato-severe di COVID-19 può sviluppare una acute respiratory distress syndrome (ARDS) che richiede nel 42% dei casi una ventilazione meccanica invasiva prolungata che esita spesso nella tracheostomia.
- In questi pazienti il recupero delle funzioni precedenti è complicato dall’allettamento prolungato a causa della VMI.
- I reparti di Riabilitazione Respiratoria sono divenuti reparti a intensità intermedia e hanno dovuto adottare protocolli condivisi di riabilitazione da applicare precocemente in pazienti appena dimessi dalle ICU. Questo ha comportato l’adozione di nuovi protocolli di sicurezza per il personale e per i degenti allo scopo di contenere la diffusione del contagio.
- È opportuno affidare la Riabilitazione Respiratoria ai reparti con esperienza nello svezzamento dalla ventilazione, al fine di accorciare i tempi di degenza nei reparti ad alta intensità favorendo il recupero delle capacità motorie e cognitive in tempi più contenuti.
Figure e tabelle
Riferimenti bibliografici
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