AIPO-ITS ricorda Claudio Ferdinando Donner attraverso le parole di Mirco Lusuardi
Ricordo di Claudio Ferdinando Donner
Ho lavorato fianco a fianco di Claudio per quasi 20 anni. Anche dopo la mia uscita dalla Fondazione Maugeri mi ha spesso coinvolto nelle sue vulcaniche iniziative. Difficile in poche righe ed ancora frastornato dalla incredulità della sua scomparsa darne un ricordo adeguato…
Non mi soffermerò certo sul suo corposo curriculum ben noto a chi lo ha conosciuto e comunque di pubblico dominio considerate tutte le cariche che ha ricoperto in ambito nazionale ed internazionale e le infinite relazioni professionali ed umane che si sono intrecciate nella sua vita professionale.
La mia vuole essere una testimonianza “dal di dentro” del virtuoso meccanismo da lui costruito e che ha travolto tante barriere che ingessavano la nostra specialità.
Oltre che Pneumologo, Claudio era anche un lucido e intelligente “imprenditore” con una straordinaria capacità di percepire il nuovo ed una visione del futuro proiettata anni avanti. Così a Veruno dai primi anni ’80 aveva iniziato a dare spinta propulsiva alla Riabilitazione pneumologica quando quasi nessuno al di fuori della Fondazione Maugeri ne parlava, poi era stata la volta della ossigenoterapia a lungo termine che pochi altri in Italia praticavano. Quando la O2 terapia domiciliare non era più una novità fu la volta della ventiloterapia domiciliare e poi della terapia semi-intensiva respiratoria e poi del sonno e poi delle cure specialistiche domiciliari dei pazienti con insufficienza respiratoria e così via, sempre alla frontiera della disciplina. Stabilì una stretta collaborazione con alcuni tra i gruppi scientifici più importanti a livello mondiale. Il lavoro scientifico sulle basi fisiopatologiche del riallenamento all’esercizio fisico condotto a Veruno in collaborazione con la UCLA di K. Wasserman e R. Casaburi resta uno dei fondamenti scientifici della Riabilitazione in Pneumologia. Ma potrei citare non so quante altre connessioni internazionali in cui la équipe di Veruno ha espresso alcuni tra i principali contributi scientifici della materia, dalla qualità di vita con la versione italiana del SGRQ alle basi fisiopatologiche della dipendenza dal ventilatore, dalle basi biologiche alla genetica nelle malattie ostruttive. Le prime linee guida sulla riabilitazione respiratoria portano l’imprimatur della sua grande capacità di aggregazione dei principali gruppi internazionali interessati al tema.
Ricordava sempre ai suoi collaboratori che ogni obiettivo raggiunto non era un punto di arrivo su cui riposare bensì un nuovo punto di partenza. Per questo lavorare al suo fianco era molto impegnativo ma sempre controbilanciato dal pieno riconoscimento del merito. Sapeva cogliere al volo tutte le opportunità ma anche creare il clima favorevole a che dessero i migliori risultati.
L’ho assistito oltre che in tanto lavoro clinico e di ricerca anche nella organizzazione di innumerevoli eventi scientifici (potrei citarne a decine, nazionali e internazionali) alcuni dei quali sono diventati memorabili e ancora vengono ricordati dai meno giovani in AIPO-ITS. L’apoteosi (lui usava spesso scherzando questa parola) fu il Congresso AIPO Nazionale al Lingotto di Torino nel 1995 che presiedette assieme all’indimenticabile Filiberto Dalmasso con un programma di livello internazionale. Claudio creava eventi scientifici in maniera vulcanica, sempre seguendo un criterio di inclusività e di riconoscimento del merito e sempre puntando a valorizzare le punte più avanzate della Pneumologia italiana e mondiale. Da uomo di sapere inoltre, mai dimenticava oltre alla parte scientifica di ogni evento di valorizzare e condividere con i colleghi le eccellenze culturali di qualsiasi sede ove avesse modo di operare. Nel nostro mondo professionale c’è spesso la tendenza a difendere i propri spazi di visibilità cercando di mettere dei limiti alla “concorrenza”. Claudio da questo punto di vista puntava ad allargare e cooptare dando anche agli altri la opportunità di crescere, consapevole che una Pneumologia forte dipendeva dalla capacità di tutti i professionisti di fare squadra.
Fu proprio in virtù della squadra che assieme ad altri colleghi contribuì a fare di Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio una rivista di primo piano negli anni ’90, ricca di contributi e con uno standard confrontabile con le riviste internazionali.
È ben difficile fare una sintesi dei suoi meriti, dei suoi risultati professionali e delle sue caratteristiche umane. Da “lassù” continuerà certamente a sostenere in spirito i suoi familiari, a cui tutti noi ci sentiamo vicini nel dolore, ma anche ad ispirare valori positivi per la nostra professione.
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