Ruolo della Riabilitazione Respiratoria nell’emergenza coronavirus
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In pieno tsunami epidemico da COVID-19, gli pneumologi riabilitatori italiani hanno ribaltato i propri reparti chiudendo le precedenti attività e trasformando i propri letti in reparti “intermedi post-COVID” ricevendo migliaia di pazienti ancora positivi da reparti per acuti, Terapie Intensive o da Pronto Soccorsi ormai vicini al punto di collasso. Sin dal primo momento, gli pneumologi riabilitatori hanno collaborato con i nostri terapisti respiratori diventando un punto di riferimento all’interno degli altri reparti travolti da questa emergenza.
La polmonite da COVID-19 (da lieve a grave fino alla insufficienza respiratoria ipossiemica) ha infatti dimostrato di poter compromettere tutte le “abilità” dei pazienti nel breve e lungo termine. Pertanto il mondo della Riabilitazione Respiratoria ha cominciato a proporre percorsi di riabilitazione dedicata a pazienti reduci dalla esperienza durissima del COVID-19. Come i pazienti con esperienze di terapia intensiva, questi pazienti possono infatti presentare dispnea a riposo, ma soprattutto durante le attività della vita quotidiana (ADL) con disabilità, intolleranza all’esercizio fisico, riduzione della funzione muscolare periferica e peggioramento dello stato nutrizionale. Inoltre tali pazienti possono essere a rischio di danni parenchimali residui o evolutivi con compromissione della funzione muscolare respiratoria. Oltre alla funzione polmonare l’infezione può influenzare negativamente anche altri organi come cuore, reni, muscoli e cervello, con significativi impatti sulla salute che possono persistere nel tempo. I pazienti con esiti di COVID che hanno necessitato di cure particolarmente intensive sono anche a maggior rischio di disturbo da stress post-traumatico, ansia e depressione. Il tempo di recupero previsto in tali pazienti potrebbe variare a seconda del grado di insufficienza respiratoria acuta, dei danni fisici associati e della compromissione emotiva come precedentemente riportato nei pazienti post-ARDS.
Le modalità e l’impatto della fisioterapia, la tolleranza e i risultati dei programmi di riabilitazione polmonare in questi pazienti devono essere quindi ben chiariti e studiati. Di fronte a questa drammatica emergenza, l’esperienza e le conoscenze di pneumologi e terapisti dedicati alle malattie respiratorie stanno facendo e faranno la differenza. Da settimane esperti di diverse Società Scientifiche, tra cui AIPO - ITS, hanno sviluppato suggerimenti e protocolli per classificare la severità della malattia da coronavirus, offrire serie opportunità di interventi orientati alla valutazione delle condizioni del paziente, al trattamento e alla rivalutazione nel tempo della efficacia delle cure riabilitative ricevute. Il mondo della riabilitazione italiana ha proposto al resto della comunità sanitaria (non solo italiana) le possibili intensità, tempistiche e modalità dei trattamenti fisioterapici personalizzati in relazione ai bisogni del paziente, in particolare per i pazienti affetti dalle forme severe/molto severe, obesi e con comorbilità. Team di riabilitazione hanno proposto tecniche testate sul campo giorno per giorno come le diverse forme di somministrazione di ossigeno, le diverse modalità di offrire la ventilazione non invasiva, il cambiamento di postura, la mobilizzazione passiva e attiva, il posizionamento del paziente in pronazione, il rinforzo dei muscoli periferici, l’esercizio fisico controllato, gli esercizi di equilibrio. Gli pneumologi riabilitatori stanno studiando sul campo quali danni questa infezione acuta sta portando alla popolazione in termini di disabilità, deficit funzionali respiratori, ridotta capacità di fare sforzo per debolezza o per mancanza di ossigenazione, ridotta partecipazione e deterioramento della qualità della vita. Pneumologi riabilitatori esperti stanno studiando i tempi di recupero, ragionando su quali percorsi proporre immediatamente dopo l’evento acuto durante i mesi dopo la dimissione per una ottimale ripresa sociale, lavorativa e familiare. Poiché gli effetti dell’attività muscolare nelle infezioni virali non sono noti, i riabilitatori pneumologi hanno suggerito programmi di esercizio aerobico a basso carico basato su sintomi soggettivi a bassa intensità (< 3,0 MET) insieme al costante feedback da parte dei terapisti respiratori. Compito particolarmente arduo è stato ed è tuttora facilitare il recupero dei pazienti più gravi e sfortunati incappati in un ricovero in Terapia Intensiva con la necessità di respirare attraverso un tubo tracheale o tracheotomia; il ruolo delle équipe della riabilitazione è stato quello di offrire protocolli per riportare il paziente a respirare, parlare, mangiare, muoversi, andare in bagno autonomamente. Ultimo, ma non ultimo, lo sforzo dei nostri esperti è quello di aver pensato programmi di auto-controllo e auto-attività al domicilio una volta dimessi con programmi più o meno intensi di riabilitazione condotta a distanza tramite sistemi di telemedicina (video educazionali, teleconsulto) come opportunità suggestiva per continuare a seguire i pazienti riducendo i viaggi per il paziente e il rischio di contagio per gli operatori. Altro importante tema dibattuto nel gruppo di riabilitazione è stato quello di pensare come riorganizzare i percorsi di riabilitazione per i pazienti che non si sono ammalati di coronavirus ma che presentano severe patologie respiratorie in quanto orfani di strutture di riferimento nonché dei loro usuali percorsi clinici e riabilitativi.
In conclusione, la drammatica diffusione della pandemia con le relative conseguenze cliniche e l’impatto socioeconomico stanno guidando lo sviluppo di misure chiare ed efficaci per ridurre il drammatico impatto sui pazienti e sulle loro famiglie. Come per molte altre condizioni respiratorie, la riabilitazione polmonare ha un ruolo fondamentale da svolgere nel promuovere il recupero e nel migliorare il reinserimento della comunità aumentando la mobilità, l’autonomia e la qualità della vita correlata alla salute. La drammatica diffusione dell’attuale epidemia di coronavirus in Italia ha quindi fatto emergere in tutta la sua importanza e urgenza la valorizzazione dell’azione degli specialisti della riabilitazione respiratoria (pneumologi e terapisti respiratori) da anni impegnati nella cura di pazienti con disabilità secondarie a malattie e/o condizioni respiratorie. La loro esperienza acquisita nei decenni passati nella gestione dell’insufficienza respiratoria acuta e cronica si sta dimostrando una risorsa fondamentale e indispensabile per la gestione dei pazienti durante questa epidemia. Siamo certi che le Autorità Sanitarie, le Istituzioni, le Associazioni di pazienti e gli altri colleghi sapranno, anche dopo l’era del coronavirus, non disperdere ma anzi incentivare questa indispensabile arma di “lotta sostegno” alle numerose e complesse patologie respiratorie.
KEY MESSAGES
- La polmonite da COVID-19 ha dimostrato di poter compromettere tutte le “abilità” dei pazienti nel breve e lungo termine.
- I sintomi principali dei pazienti sono dispnea a riposo, durante le attività della vita quotidiana (ADL), intolleranza all’esercizio fisico, riduzione della funzione muscolare periferica e peggioramento dello stato nutrizionale.
- Il tempo di recupero previsto per i pazienti più gravi potrebbe essere anche molto lungo.
- Protocolli per riportare il paziente a respirare, parlare, mangiare, muoversi, andare in bagno autonomamente anche con il supporto di programmi di riabilitazione condotta a distanza sono risultati indispensabili.
- L’emergenza COVID-19 ha fatto emergere in tutta la sua importanza e urgenza la valorizzazione dell’azione degli specialisti della Riabilitazione Respiratoria da anni impegnati nella cura di pazienti con disabilità secondarie a malattie e/o condizioni respiratorie.
Riferimenti bibliografici
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