Corrispondenza
Pubblicato: 2015-04-15

Il rischio di cancro tra causalità e casualità (ovvero ... la fortuna è cieca ma la “sfiga” ci vede bene?)

Pneumotisiologia Territoriale - AUSL di Bologna; Vice Presidente Società Italiana di Tabaccologia (SITAB); Giornalista medico-scientifico

Articolo

Recentemente l’autorevole rivista scientifica Science ha pubblicato il 2 gennaio scorso uno studio che ha fatto molto scalpore in tutto il mondo suscitando non poche polemiche sul ruolo delle mutazioni casuali, e quindi della “sfortuna”, nell’insorgenza di gran parte dei tumori1. Secondo i due ricercatori americani, il matematico e biostatistico Cristian Tomasetti e il pioniere della genomica del cancro Bert Vogelstein, entrambi della Johns Hopkins University di Baltimora, “alcuni tipi di tessuto danno origine a cancro nell’uomo con una frequenza milioni di volte più elevata di altri tipi di tessuto, anche se questo, pur riconosciuto oltre un secolo fa, non è mai stato spiegato.

Nello studio pubblicato gli Autori mostrano che il rischio cumulativo nell’arco della vita di contrarre diversi tipi di cancro è fortemente correlato (0,81) con il numero totale di divisioni delle cellule normali che si autorinnovano mantenendo l’omeostasi di quel tessuto. Pertanto secondo i due ricercatori, questi risultati suggeriscono che solo “un terzo della variazione del rischio di cancro tra tessuti è attribuibile a fattori ambientali o a predisposizioni ereditarie. La maggior parte è dovuta a sfortuna (“bad luck” nel testo originale), ovvero a mutazioni casuali che si presentano durante la replicazione del DNA nelle cellule staminali non tumorali normali”.

Questo dato ha suscitato molto scalpore in tutto il mondo, con accuse di superficialità e sensazionalismo rivolte non solo ai giornalisti che hanno ripreso la notizia ma anche ai ricercatori stessi. È giunta subito alla rivista una serie di lettere di contestazione delle conclusioni, seguita da una netta presa di posizione contraria dell’OMS che vedeva messe in pericolo tutte le efficaci strategie di prevenzione (in primis astensione dal fumo, un corretto stile di vita fisico e alimentare) raccomandate per molti tipi di cancro nel momento in cui fosse passato nella popolazione il concetto che, nonostante tutte le precauzioni, la malattia può sempre colpire. Più in particolare l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione ha emesso un comunicato 2, dichiarando di essere in grave disaccordo con le conclusioni di Tomasetti e Vogelstein: “Lo studio suggerisce che le mutazioni casuali (o la “sfortuna”) diano il principale contributo al cancro, spesso più dei fattori ereditari o dei fattori ambientali esterni. Sapevamo già che, perché un individuo sviluppi un certo tumore c’è un elemento casuale, tuttavia questo dice poco sul rischio di cancro in una popolazione” scrive il direttore dello IARC Christopher Wild. “Concludere che la “sfortuna” è la principale causa del cancro sarebbe ingannevole e potrebbe danneggiare gli sforzi per identificare le cause della malattia e per prevenirla efficacemente. Secondo le conoscenze attuali, circa la metà di tutti i casi di tumore nel mondo sono prevenibili” e quindi hanno poco a che fare con la sfortuna.

Alla luce delle pesanti critiche Tomasetti e Vogelstein hanno provato a spiegare meglio e a mitigare il concetto in un comunicato, ricorrendo all’analogia del cancro come l’incidente d’auto che è tanto più probabile quanto più alto è il chilometraggio (le mutazioni casuali), ma dipende anche dalle condizioni dell’auto (le mutazioni legate a fattori genetici) e delle strade (i fattori ambientali e gli stili di vita): “Come gli incidenti d’auto, il cancro è causato da una combinazione di fattori come mutazioni casuali del DNA che si verificano durante le divisioni cellulari delle staminali e sono fuori dal nostro controllo, esposizioni ambientali e mutazioni genetiche ereditarie. Di conseguenza ci sono molte opportunità per la prevenzione oncologica. Il modo migliore per prevenire alcuni tipi di cancro consiste nell’eliminare i fattori ambientali e nel modificare gli stili di vita, con la prevenzione primaria” spiegano. “Per altri tipi di cancro la prevenzione migliore consiste nel rilevarli e trattarli precocemente, quando sono ancora curabili, con la prevenzione secondaria. Uno degli aspetti importanti della nostra ricerca è consistito nell’individuare i tipi di cancro che possono essere meglio combattuti con la prevenzione primaria o con quella secondaria”.

I due studiosi, comunque oggetto di critiche per aver preso in considerazione alcuni tumori rari e non altri più frequenti come il tumore della prostata e non aver prestato la dovuta attenzione alla “sovrainterpretazione” da parte dei media, hanno individuato un coefficiente ERS (extra risk score), caratteristico per ogni tessuto, costituito dal prodotto del rischio nell’intera vita per il numero totale di divisioni di cellule staminali; quanto più l’ERS è elevato, tanto maggiore è l’impatto atteso dei fattori ambientali e genetici. “In termini formali, la nostra analisi dimostra solo che qualche fattore stocastico correlato alle cellule staminali sembra giocare un ruolo importante nel rischio di sviluppare un cancro. (...) Questi risultati potrebbero avere importanti implicazioni sulla salute pubblica. Una delle strategie più promettenti per ridurre i decessi da cancro è attraverso la prevenzione”.

Comunque anche da parte della giornalista che aveva ripreso e presentato lo studio sono state pubblicate online le riflessioni sulla difficoltà di divulgare correttamente la scienza. Infatti vale forse la pena notare che nell’articolo non si cita mai il termine “bad luck” bensì quello di “effetto stocastico”. Il termine “sfortuna” appare solo una volta nel sommario (dal quale è tratta la frase incriminata) il quale è stato poi ripreso tout-court come abstract su PubMed.

Riferimenti bibliografici

  1. Tomasetti C, Vogelstein B. Variation in cancer risk among tissues can be explained by the number of stem cell divisions. Science. 2015; 347:78-81.
  2. IARC and WHO. Most types of cancer not due to bad luck. IARC responds to scientific article claiming that environmental and lifestyle factors account for less than one third of cancers.Publisher Full Text

Affiliazioni

Vincenzo Zagà

Pneumotisiologia Territoriale - AUSL di Bologna; Vice Presidente Società Italiana di Tabaccologia (SITAB); Giornalista medico-scientifico

Copyright

© Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – Italian Thoracic Society (AIPO – ITS) , 2015

Come citare

Zagà, V. (2015). Il rischio di cancro tra causalità e casualità (ovvero . la fortuna è cieca ma la “sfiga” ci vede bene?). Rassegna Di Patologia dell’Apparato Respiratorio, 30(2), 109-110. https://doi.org/10.36166/2531-4920-2015-30-29
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