In ricordo di Christian Boutin (1933-2015)
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Ci ha lasciato pochi giorni fa Christian Boutin figura eminente della pneumologia francese ed europea, universalmente conosciuto per aver contribuito in modo determinante alla rinascita e allo sviluppo della moderna toracoscopia e alla conoscenza delle malattie pleuriche.
Iniziò ad interessarsi di toracoscopia nel 1964, ancora specializzando, finché essa, da allora, divenne, come spiritosamente scrisse nel suo curriculum, “une idée fixe”. Il suo contributo in questo ambito è stato enorme per lo sviluppo tecnico della strumentazione, per la definizione delle indicazioni cliniche, per la diffusione della metodica, grazie ad iniziative didattiche numerose e continue per oltre un ventennio. Il “toracoscopio di Boutin”, realizzato nel 1978, resta il migliore strumento rigido disponibile, grazie anche ad una pinza bioptica tuttora insuperata. Pionieristica è stata l’utilizzazione delle tecniche di videodocumentazione (il cinema endopleurico dal 1979 e le telecamere dal 1981) che hanno consentito grandi progressi nella didattica con la realizzazione di filmati endoscopici delle principali patologie. Per quanto riguarda le indicazioni cliniche il contributo di Boutin resta fondamentale per la diagnostica delle pleuriti neoplastiche, del mesotelioma (sua la proposta di stadiazione endoscopica, divenuta parte integrante della stadiazione TNM in uso) e dello pneumotorace, nonché per il loro trattamento (codificazione e diffusione del talcaggio pleurico; realizzazione di sistemi e terapie endopleuriche). L’esordio in campo didattico di Marsiglia avvenne nel 1980, con un grande convegno che mise a punto le conoscenze dell’epoca riunendo i maggiori esperti internazionali della metodica, allora agli inizi della sua rinascita, e consentì l’incontro di centinaia di pneumologi di vari paesi europei e non solo. Da allora il reparto di Boutin diventò il centro europeo più importante in questo settore, aperto a contatti e collaborazioni internazionali: varie centinaia di pneumologi (tra essi molti italiani) hanno partecipato alle 50 “Settimane di toracoscopia”, svoltesi durante un ventennio, ed hanno frequentato per vari periodi i reparti da lui diretti per apprendere la toracoscopia. Molti di essi hanno poi iniziato la metodica nei loro paesi, avendo come riferimento le conoscenze tecniche e cliniche riassunte nel mirabile volume “Practical thoracoscopy” del 1991.
La pleura, in tutti gli aspetti della patologia, della fisiopatologia, della diagnostica e dei trattamenti terapeutici, è stata l’oggetto principale della sua attività clinica e scientifica, con la pubblicazione di centinaia di articoli sulle riviste più influenti. I contributi più originali riguardano il mesotelioma pleurico maligno. Sul piano patogenetico è stato il primo a dimostrare che le fibre di amianto inalate raggiungono la pleura parietale dove possono dare origine sia al mesotelioma che alle placche fibroialine. Del mesotelioma ha inoltre identificato gli stadi iniziali (inseriti nella classificazione TNM), descritto gli aspetti prognostici, basati sull’estensione endopleurica, sviluppato trattamenti endocavitari innovativi, fondati sulla documentazione di una crescita per lungo tempo endopleurica della malattia.
Anche l’insegnamento è stato una sua passione, sia l’insegnamento alla Facoltà di Medicina di Marsiglia, dove per anni è stato responsabile della formazione pratica degli studenti in ospedale oltre che titolare della cattedra di Pneumologia, che soprattutto l’insegnamento della toracoscopia attraverso i corsi e l’accoglienza in reparto di medici provenienti da svariati paesi, come già ricordato.
Dopo la cessazione dell’attività clinica nel 1999 si è dedicato appassionatamente alla fotografia e alla storia della medicina quale co-fondatore della Association des Amis du Patrimoine Médical de Marseille. Splendido è il volume “La santé au fil du temps” che presenta strumenti medico-chirurgici storici, raccolti nel Museo di Storia della Medicina dell’Associazione, commentati con brani della letteratura classica francese. Non va infine dimenticata la sua grande passione per la montagna: nel suo curriculum ci teneva a ricordare di essere stato per anni istruttore di arrampicata del Club Alpino Francese.
È stato un uomo straordinario, un grande professionista che praticava la medicina con leggerezza e ingegno, fuori dal comune per creatività e nitida intelligenza, vasta cultura letteraria, filosofica e artistica, un “ésprit de finesse”, secondo la più brillante tradizione francese. Amava l’Italia in particolare e la sua storia e noi italiani suoi appassionati allievi continueremo ad amare la sua eredità scientifica e morale.
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