Diario medico durante il COVID-19
Chissà se ho ancora il coraggio di apprezzare quella moltitudine di operatori sanitari che si sono dimostrati così codardi nell’assistere i pazienti affetti da COVID-19?
“Perché devo farlo proprio io?” Era la domanda che ricorreva quotidianamente.
Dopo aver guardato negli occhi quei pazienti contagiati da coronavirus, dopo aver letto nei loro occhi la paura e l’angoscia della morte, c’è chi, chiudendosi la porta alle spalle, se ne è infischiato, dandosi una risposta: non è compito mio!
Si sa che il nervosismo produce una patina di vulnerabilità in tutti noi, ti fa muovere con goffi tentativi, alla cieca, con affanno, all’interno di una realtà surreale che ognuno di noi percepisce in modo differente ed unico.
Eppure siamo uomini, anche se imperfetti e fallibili, capaci di essere migliori grazie ai nostri errori, mai peggiori. Mi chiedo se le cose con il tempo si aggiustano da sole. No, non credo, ciò che è rotto non si aggiusta da solo, la sciatteria non diventa per magia bellezza.
È come un incubo che ogni notte ricorre nei miei sogni. Leggendo in questi giorni un libro di Andrea Marcolongo, che va alla fonte delle parole e descrive l’etimologia delle parole che parlano di noi, mi imbatto nella parola incubo. Con sorpresa scopro che incubo deriva dal latino “incubus” che significa incubare, giacere sopra. Gli incubi si comportano esattamente come i virus, incubando, sopprimono le nostre difese immunitarie, aggiungerei anche i sentimenti più belli.
Chissà perché i sentimenti più belli non li ricordiamo mai al risveglio. Ricordo però quello che mi hanno insegnato i miei genitori, “è meglio deludere anziché illudere”. Ogni gesto della tua vita deve essere un atto di lealtà e di professionalità, verso gli altri e soprattutto verso te stesso. Ricordati il giuramento d’Ippocrate, di prestare soccorso nei casi d’urgenza e di metterti a disposizione dell’Autorità competente, in caso di pubblica calamità.
Quindi non per noia, né per esperimento ma per necessità, per coscienza, per moralità, vado nel “COVID”, speriamo almeno che ne valga la pena.
È importante però fare ordine nella nostra psiche oltre che nei nostri sentimenti, apporre dei segnali, delle regole, costruire una mappa per non smarrirci.
A tale riguardo e a chiudere questo diario, mi piace avvalermi di un grafico (Fig. 1) costruito da psicologi clinici, che ben si addice ai comportamenti umani a partire dalla mia domanda iniziale: “Chi voglio essere durante il COVID-19?”
Non può essere certo un caso se le cose vanno bene o vanno male, ma dipendono solo e soltanto dai comportamenti che noi utilizziamo.
Figure e tabelle
Riferimenti bibliografici
- Canales C. Casa per la Pace di Milano.
- Marcolongo A. Alla fonte delle parole. 99 etimologie che ci parlano di noi. Mondadori: Milano; 2019.
- Rosenbaum L. Facing Covid-19 in Italy - Ethics, logistic, and therapeutics on the epidemic’s front line. N Engl J Med. 2020. DOI
- Vergano M, Bertolini G, Giannini A. Clinical ethics recommendations for the allocation of intensive care treatments, in exceptional, resource-limited circumstances.Publisher Full Text
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