Educazionale, Prevenzione ed Epidemiologia
Articolo
Inizio con due articoli che, da angolature diverse, affrontano un aspetto rilevante nell’ambito delle malattie respiratorie croniche, ovvero quello della prevenzione secondaria intesa come diagnosi precoce nei soggetti a rischio, fondamentale per prevenire la progressione della malattia adottando trattamenti precoci. Gran parte degli studi sulla diagnosi precoce di BPCO nei fumatori sono del tipo case-finding e basati sulla presenza di sintomi respiratori cronici, mentre la spirometria non viene raccomandata di routine nei fumatori a meno che non siano sintomatici. In questo primo studio 1, condotto su una popolazione di fumatori invitati ad eseguire una spirometria nell’ambito di una campagna di informazione sulla patologia cronica ostruttiva, i dati di prevalenza di BPCO nel gruppo di fumatori asintomatici è del 7%; si tratta in genere di soggetti più giovani, classificabili nel 69% dei casi negli stadi I e II GOLD. Questi dati suggeriscono che un certo numero di fumatori asintomatici potrebbe venire escluso dai benefici di un intervento precoce e forniscono elementi di stimolo al dibattito aperto sulla convenienza o meno di effettuare programmi di screening spirometrico per la BPCO nei soggetti fumatori, indipendentemente dalla presenza di sintomi. Esiste un subset di fumatori con spirometria normale (secondo i criteri GOLD) ma con bassa capacità di diffusione del CO (DLCO). Nel secondo studio 2 gli Autori hanno ipotizzato che una bassa DLCO possa rappresentare un marker di rischio di sviluppare la BPCO in fumatori al di là di quei parametri che convenzionalmente identificano una maggiore vulnerabilità come l’età, il sesso, la presenza di sintomi, la dose di esposizione al fumo in pack/years. Su una popolazione di 1570 fumatori attivi con spirometria normale, selezionati in maniera random ed inclusi in un programma di follow-up della funzione polmonare della durata di circa 4 anni, il 22% dei soggetti con spirometria normale/bassa DLCO sviluppava un quadro di BPCO rispetto al 3% nel gruppo di fumatori con spirometria normale/normale DLCO, suggerendo che tale parametro potrebbe essere effettivamente considerato un marker attendibile di progressione della malattia ostruttiva cronica. Molti fumatori decidono di usare la sigaretta elettronica (e-cig) come alternativa al rilascio di nicotina con il fumo di sigarette ma sulla e-cig si attendono studi sugli effetti dell’esposizione a lungo termine che potrebbero avere implicazioni sulla diffusione di questo metodo alternativo al fumo di tabacco. Gli Autori di questo studio 3 hanno validato un modello sperimentale che mima la intermittenza nel consumo e la via di somministrazione della nicotina negli esseri umani. Si tratta del primo studio di confronto tra sigaretta ed e-cig somministrate per via inalatoria a cavie, impiegando dosi analoghe di nicotina. I risultati evidenziano che l’esposizione ai vapori della e-cig ha un certo numero di effetti durante il periodo di esposizione ma anche dopo la cessazione dell’uso e questi ultimi perdurano a lungo. Gli effetti della esposizione cronica intermittente ai vapori della e-cig sono analoghi a quelli della sigaretta in termini sia di concentrazione nicotinica a livello cerebrale che di cotinina urinaria ma anche simili nella capacità di regolazione dei recettori nicotinici (nAChR), seppur con un diverso profilo alla sospensione con evidenza di comparsa di atteggiamenti compulsivi negli esposti ai vapori della e-cig. Alla luce della accettabilità sociale della e-cig come ausilio alla cessazione tabagica, è necessario considerare i possibili effetti a lungo termine e le potenziali responsabilità di creare dipendenza in particolare in soggetti con peculiari tratti psicologici (ansioso-compulsivi).
Un sistema di cure palliative di alta qualità per pazienti BPCO, intendendo con esse la totale presa in carico di pazienti non più responsivi a trattamenti curativi, secondo la definizione di cure palliative della World Health Organization (WHO), rimane una sfida nel moderno panorama dell’assistenza sanitaria globale. I pazienti con BPCO hanno un uguale se non a volte più elevato carico di sintomi rispetto ai pazienti con cancro o con altre patologie croniche ma è molto meno diffuso l’uso di terapie con oppiacei o con benzodiazepine rispetto ai pazienti con cancro mentre è più probabile che questi pazienti muoiano in unità di terapia intensiva respiratoria collegati ad un ventilatore. In questo contesto appare rilevante uno studio 4 che ha voluto rilevare la percentuale di pazienti con BPCO, ospedalizzati, che alla dimissione fossero ritenuti abbisognevoli di cure palliative da parte dei medici, in base ai criteri definiti dalla WHO, dopo breve training formativo per la necessità di standardizzare la identificazione dei casi. L’analisi dei dati su 1455 pazienti con BPCO, riconosce l’esigenza di cure palliative per il 9% di questa popolazione, mentre dei 267 pazienti la cui principale diagnosi alla dimissione era la BPCO, ben l’11,6% era identificata come candidabile alle cure palliative a fronte di solo un 2% di essi che riceveva poi un adeguato trattamento. Questo dato fa riflettere sulla necessità di formazione degli specialisti pneumologi, sui migliori programmi integrati tra cure palliative primarie e specialistiche per venire incontro in maniera adeguata alle esigenze dei pazienti BPCO e delle loro famiglie.
Riferimenti bibliografici
- Sansores RH, Velazquez-Uncal M, Pérez-Bautista O. Prevalence of chronic obstructive pulmonary disease in asymptomatic smokers. Int J Chron Obstruct Pulmon Dis. 2015; 10:2357-63.
- Harvey BG, Strulovici-Barel Y, Kaner RJ. Risk of COPD with obstruction in active smokers with normal spirometry and reduced diffusion capacity. Eur Respir J. 2015; 46:1535-7.
- Ponzoni L, Moretti M, Sala M. Different physiological and behavioural effects of e-cigarette vapour and cigarette smoke in mice. Eur Neuropsychopharmacol. 2015; 25:1775-86.
- Meffert C, Hatami I, Xander C, Becker G. Palliative care needs in COPD patients with or without cancer: an epidemiological study. Eur Respir J. 2015; 46:596-8.
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