In ricordo di Vittorio Grassi
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Ci ha lasciati in un sabato di fine agosto con quella dignità composta e quella coinvolgente umanità che lo ha contraddistinto per tutta la sua vita, prima di tutto come persona e poi come medico e docente.
Clinico medico e professore emerito dell’Università di Brescia il Prof. Vittorio Grassi ha sempre avuto come passione scientifica e culturale la Medicina respiratoria. Passione nata da subito nella sua vita professionale sulla scia dei lavori dei principali autori nord-americani degli anni ’70-80 e concretizzatasi in molti contributi personali in particolare sugli scambi gassosi, sull’equilibrio acido-base, sulla interazione cuore-polmone e sul controllo del respiro, nel periodo della sua attività presso l’Università di Perugia. In quegli anni insieme a pochi altri “medici” universitari italiani ha indicato la strada della modernità alla pneumologia italiana e ha posto le basi per il forte sviluppo nazionale e internazionale della disciplina che è avvenuto con la successiva generazione. Chiamato agli inizi degli anni ’90 a dirigere la Clinica Medica dell’Università di Brescia dopo il Prof. Muiesan, da sempre suo maestro insieme al Prof. Gigli (entrambi provenienti dalla Scuola pisana del Prof. Monasterio dove anche lui si era formato), ha promosso con vigore e tenacia la nascita e lo sviluppo in quella sede sia della Medicina respiratoria che della Medicina geriatrica (suo ultimo amore), ben consapevole e con grande anticipo delle nuove esigenze clinico-assistenziali imposte dalla rapida variazione demografica della nostra società.
È stato un insegnante capace di affascinare generazioni di studenti e giovani medici e un oratore formidabile in grado di coinvolgere in modo invidiabile le tantissime platee che hanno avuto l’opportunità di ascoltarlo durante la sua carriera. Ma è stato anche un dottore “umano”, esempio quotidiano di una persona dotata di naturale empatia nei confronti dei pazienti e dei suoi tanti collaboratori.
La medicina respiratoria e la pneumologia italiana credo gli debbano molto per la sua visione scientifica aperta e moderna della materia, per il suo equilibrio nella gestione degli uomini e delle competenze e per il rispetto che ha sempre avuto, sincero e fermo, nel confronto con gli altri.
La testimonianza di una piena vita professionale che lessi tanti anni fa, scritto con la sua magnifica calligrafia sulla parete del suo studio: … fai, fai bene, lascia fare, dai da fare… rimane per tutti i medici, ospedalieri o universitari che siano, un lascito di profonda saggezza.
Personalmente è stato un onore ed un privilegio essergli stato accanto per tanti anni della sua vita e della mia.
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